PATOLOGIA RETTALE

INCONTINENZA FECALE

L’incontinenza fecale consiste nell’incapacità di trattenere gas e feci, che vengono espulse in maniera imprevedibile ed incontrollata, impattando negativamente sulla qualità della vita del paziente.

Questa patologia colpisce preferibilmente il sesso femminile oltre i 50 anni di età ed è particolarmente invalidante per chi ne soffre. Sintomi associati a questa patologia sono flatulenza, gonfiore, ulcere e prurito anale.

CAUSE

La causa principale è una lesione dell’apparato sfinterico. Altre cause dell’incontinenza fecale possono essere:

  • Prolasso rettale o rettocele;
  • Stipsi, diarrea cronica e acuta;
  • Incontinenza urinaria;
  • Sindrome dell’intestino irritabile e malattia infiammatoria intestinale;
  • Interventi chirurgici;
  • Emorroidi gravi;
  • Stress;
  • Malattie croniche come sclerosi multipla e diabete;
  • Traumi del pavimento pelvico durante il parto;
  • Infezioni;
  • Intolleranze alimentari.

DIAGNOSI

La diagnosi viene eseguita sia con la visita coloproctologica (che deve includere una puntuale storia anamnestica e una ispezione accurata della zona anale) che con l’ausilio di esami strumentali come la manometria anorettale, l’ecografia transanale, l’rx defecografia ed il tempo di latenza del nervo pudendo (per valutare una compromissione neurologica).

Ci sono numerosi score disponibili volti alla comprensione dell’entità del problema. Una prima distinzione va fatta tra incontinenza attiva (stimolo presente ma impossibilità di trattenersi) o passiva (nessuno stimolo all’evacuazione percepito).

TERAPIA E TRATTAMENTO

Il trattamento dell’incontinenza fecale dipende dall’importanza del disturbo e dall’impatto che ha sulla vita del paziente e grazie alle numerose modalità di intervento è possibile migliorare la qualità di vita nel 70% dei pazienti.

Qualora l’incontinenza fosse di tipo neurologico con prevalenza di diarrea potranno essere utili modifiche dietetico-alimentari e l’uso di farmaci stiptizzanti alternati a clisteri per mantenere il retto vuoto.

Qualora fosse presente una patologia infiammatoria specifica, curare l’infiammazione può determinare la risoluzione della problematica.

In caso di deficit sfinteriale, l’elettrostimolazione, biofeedback, fisiochinesiterapia o la stimolazione del tibiale ambulatoriale possono costituire valide terapie riabilitative sfinteriche. Queste terapie devono essere eseguite presso centri di alta specializzazione.

In caso di insuccesso delle terapie sovra descritte, possono essere effettuati numerosi interventi chirurgici che devono essere decisi dal coloproctologo sulla base della sintomatologia e delle valutazioni anamnestico-strumentali effettuate.

La terapia chirurgica include:

  • Riparazione delle lesioni sfinteriche (sfinteroplastica, miglior trattamento attuale e con probabilità di successo dell’80% a 2 anni)
  • Riparazione del prolasso rettale (rettopessi)
  • Iniezione locale di materiali biocompatibili (bulking agents, GATEKEEPR)
  • Ricostruzione sfinterica mediante l’utilizzo di un muscolo della coscia (graciloplastica dinamica)